Una volta
toccato l’apice, ogni giocatore ha l’ossessione di tornarci.
Nell’ultimo
discorso tra Kobe e Shaq, l’ex centro giallo-viola ha dichiarato:
Dopo la
parata ero tranquillo, stavo tornando ad Orlando quando ho sentito qualcuno
dire : “Kobe e Shaq hanno vinto il titolo (2000), possono farlo ancora?”
Questo è quello che spinge ogni sportivo al voler tornare lassù.
E proprio in quella franchigia nel 2009, in squadra con Bryant, c’è il protagonista
di questa nostra storia. Peccato per lui che dopo quella stagione salutò la
California, che nel frattempo aveva accolto un ragazzone piuttosto particolare,
che qualche anno fa ha giocato con la canotta di Cantù, tale Ron Artest,
attualmente conosciuto come Metta World Peace (o anche Panda’s friend, a causa
del suo anno giocato in Cina con i Sichuan Blue Whales).
Ma partiamo
dall’ inizio.
18 Maggio
1996, Caracas, Venezuela.
Lolita (madre di Trevor, all'epoca bambino di 10 anni) e i tre figli si recano in una delle città più pericolose al mondo (sia
allora che oggi, nel 2017 è stata la 2° per numero di omicidi con 111,19 per
100.000 residenti), per assistere ad una partita di basket del patrigno Kenny
McClary, all’epoca giocatore dei Florida Gators.
Pillola per
i più curiosi: la nota bevanda energetica “Gatorade” nacque qui nel 1965 e
prese il nome e i colori proprio dal logo dai Gators.
Trevor è
come sempre sugli spalti, e vedendo il patrigno entrare negli spogliatoi a
pochi istanti dall’inizio della gara con un viso strano decide di seguirlo:
semplicemente lo vide rompere un tavolino con un pugno.
Preoccupato,
decide di tornare dalla mamma per avvisarla di quanto accaduto, ma si accorge
che lei non c’è, quindi non si scompone e chiede un passaggio per tornare
all’albergo dove alloggiava con la famiglia.
All’esterno
dell’hotel c’è una folla piuttosto numerosa e, dopo essersi fatto largo tra la
gente, vede qualcosa in lontananza, come un sacco nero per la spazzatura
gigante, con gente attorno che fa foto e delinea il perimetro. Non si sofferma,
vuole tornare in camera e vedere se la sua famiglia è li.
Chiama l’ascensore,
ma per motivi di sicurezza è fuori servizio.
Non importa,
inizia a salire le scale di corsa a piedi, piano dopo piano. Arriva a fatica al
trentesimo e lì scopre il terribile episodio avvenuto poco prima, ossia la
caduta dalla finestra della camera di suo fratello minore Tajh, vero e proprio fulmine a ciel sereno nella vita tranquilla della famiglia Ariza.
Per
Trevor la morte di Tajh è stata una fonte di tormento, mentre l'altro fratello,
Kenny, ha sofferto di incubi.
"Erano
più vicini di quanto siamo adesso lui e io", ha detto Kenny riferendosi al
rapporto che i suoi fratelli avevano tra di loro.
"Da
bambini, quando abbiamo parlato di quello che volevamo fare, mio fratello
minore, voleva diventare un atleta. Quando è venuto a mancare nostro fratello, Trevor
ha deciso che l’avrebbe fatto per tutti noi, anche per Tajh" ha concluso
Kenny.
Si è tatuato la frase “Blood is thicker than water. I
am my brother’s keeper. Rest
in peace, Tajh. I miss you”, ossia: “Il sangue non è acqua. Sono il custode di
mio fratello. Riposa in pace, Tajh. Mi manchi.”
Il proverbio Blood is thicker than water, significa che il sangue (la famiglia) è più importante dell' acqua (gli amici).
Ed è a lui
che ha dedicato il suo titolo vinto nel 2009, perché pensa che da lassù, suo
fratello sia orgoglioso di lui.
48 minuti
ogni sera per vendicare una vita di ingiustizie.
Quante volte
si è sentita questa frase?
Già, perché molti
atleti nel mondo della pallacanestro hanno avuto infanzie difficili, basti pensare
ad Iverson, Deng o Butler.
Eppure lui è
uno dei pochi che è riuscito a issarsi nell’ Olimpo della pallacanestro e
vincere il titolo.
Ha
dichiarato di voler uscire dal contratto con gli Houston Rockets (legalmente
succederà domani 1° Luglio), per entrare in free agency e chissà, magari
riuscire a vincere un altro titolo.
Secondo i
vari rumors che si sono susseguiti nelle scorse settimane infatti, i Golden
State Warriors sembrerebbero interessati a firmare il giocatore con lo scopo di
allungare ulteriormente le rotazioni e dar così un valido ricambio sia in
termini offensivi che difensivi a Kevin Durant.
Sarà vero?
Lo scopriremo solo col tempo.
Intanto,
tanti auguri di buon 33° compleanno, Trevor.
Commenti
Posta un commento