L’importanza
delle bandiere sembra ormai passata di moda. In un mondo come quello
sportivo, che tende ogni giorno di più ad essere centrato sull’ aspetto
economico, stanno diminuendo sensibilmente alcuni valori che nel passato
avevano una rilevanza molto più accentuata rispetto al giorno d’oggi.
Sai, Ciccio, scrivendo questo pezzo mi sono reso conto del fatto che…ti voglio bene. E come me anche molti altri reggini, che hanno ancora negli occhi il gol in pallonetto all’Olimpico di Roma, le punizioni magistrali, il gol nello spareggio di Bergamo, tutte le volte che sei riuscito a far vincere il derby dello stretto alla TUA squadra contro gli "acerrimi nemici" messinesi. In campo nessuno ha mai avuto il minimo dubbio su chi fosse il leader di quella squadra ma fuori? Non molti sanno che tra gli ultras amaranto c’era una signora abbastanza anziana, chiamata da tutti "Nonna Maria", che ha deciso di fare della Reggina la sua passione di vita: vederla ogni domenica in curva a urlare, incitare e sostenere la squadra. A 90 anni. OGNI DOMENICA. Perché come diceva lei, «A Reggina è comu a famigghia!» («la reggina è come una famiglia»); ed è proprio vero, nel bene e nel male. Quando nonna Maria se n’è andata (nel 2013, ndr.) , all’età di 94 anni, l’ex 10 calabrese ha telefonato privatamente ad Alfredo Auspici (giornalista reggino impegnato nel ramo sportivo e storico tifoso) impegnandosi personalmente a donare la lapide in memoria della storica tifosa amaranto, e chiedendo di non divulgare quest’intenzione (che poi è ugualmente venuta a galla): "A Nonna Maria ci penso io" sarebbero state le parole usate.
Perché
questo avviene? Perché è diminuito il senso di appartenenza? Il Dio denaro
riesce sempre più frequentemente ad avere la meglio sul resto.
Chiunque ha
un idolo da bambino. Se sei nato in Italia, dove lo sviluppo sportivo riguarda
(a livello di impiantistica, di tifo, economico, etc.) principalmente il
calcio, nella maggior parte dei casi il tuo idolo sarà un calciatore. Se sei
nato verso la metà degli anni ’90 probabilmente ricorderai le discussioni
infinite con gli amici sulle varie squadre e sui singoli giocatori: sui gol di
Del Piero, sulle accelerazioni palla al piede di Kakà, sullo strapotere fisico
di Adriano o sull’ estro di Totti. Tutti fenomeni, alcuni riusciti ad entrare
nella leggenda, altri che invece non hanno espresso a pieno il loro potenziale.
Molti
calciatori riescono ad entrare nei cuori dei tifosi, ma sono in pochi quelli
che riescono a restarci per sempre.
Uno di questi è Francesco Ciccio Cozza.
Uno di questi è Francesco Ciccio Cozza.
Il
centrocampista nativo di Cariati (CS) fin da piccolo pratica con passione il
tennis e il calcio, scegliendo di proseguire (fortunatamente diremmo oggi) la
seconda opzione. Entra a far parte del mondo amaranto all’età di 12 anni nel
settore giovanile, per poi fare tutta la trafila delle giovanili sino al 1992,
quando viene venduto alla Milano rossonera. Ha l’opportunità di conoscere tanti
campioni in quel Milan storico che detiene tutt’ora il record, da Maldini a Van
Basten, da Gullit a Baresi, per continuare con Albertini, Rijkaard ed altri.
Non troverà, per via della folta rosa e della poca fiducia riposta da Capello
in lui, molto spazio in rosa, iniziando cosi una serie di prestiti in giro per
l’Italia, fra Reggiana, Vicenza, Lucchese e Cagliari. Successivamente viene
venduto al Lecce, dove rimane due stagioni.
Ma si sa:
«certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano»
«Io ed il
presidente ci eravamo ripromessi che prima o poi sarei tornato e avrei provato
a portare la Reggina in Serie A» dirà successivamente in un intervista lo
stesso Cozza.
L’ambientazione
è Reggio Calabria: una terra dove la popolazione, nonostante problematiche
varie, ha vissuto un decennio magico tra la fine degli anni novanta e la prima
decade del 2000. La data sul calendario da cerchiare in rosso è quella del 13
Giugno 1999, quando la Reggina conquista la prima storica promozione in Serie A
vincendo 2-1 al Delle Alpi di Torino proprio contro i granata già promossi
nella massima categoria e con oltre 60.000 tifosi presenti. Poteva mancare la firma
del capitano? Assolutamente no, perché come tutti i tifosi amaranto ricordano,
quando il gioco si fa duro Cozza ci mette la faccia, oltre che il cuore e le
gambe.
Proprio al
Delle Alpi è la prima storica partita in Serie A della Reggina contro la Juventus
che finisce 1-1. In quella rosa si possono ritrovare giocatori come Pirlo e
Baronio, tanto per citarne due; a fine stagione la squadra amaranto riesce a
salvarsi con una giornata di anticipo.
La stagione
successiva è fatta di prestazioni altalenanti da parte dell’organico di Mister
Colomba, partendo dalla vittoria in rimonta per 2-1 contro l’Inter alla prima
giornata di campionato, e inanellando successivamente una serie negativa di
otto sconfitte consecutive; a fine stagione sarà 13° posto, a pari merito con
Lecce e Verona. Lo spareggio play-out è contro il Verona, che vince 1-0 in casa
e perde 2-1 al Granillo di Reggio Calabria. Per via del gol segnato in
trasferta sono i veneti a guadagnarsi la permanenza nella massima categoria.
Chicca per i
più appassionati: in quella stagione, il 1° Aprile (Pesce d’aprile?) il
portiere Massimo Taibi segnò un gol di testa a qualche minuto dalla fine contro
l’Udinese; ancora oggi, all’ interno dello stadio è presente una statua eretta
per celebrare l’avvenimento; Si tratta del penultimo gol segnato nel campionato
di Serie A da un portiere (l’ultimo? Brignoli in Benevento-Milan, 2-2).
Sai, Ciccio, scrivendo questo pezzo mi sono reso conto del fatto che…ti voglio bene. E come me anche molti altri reggini, che hanno ancora negli occhi il gol in pallonetto all’Olimpico di Roma, le punizioni magistrali, il gol nello spareggio di Bergamo, tutte le volte che sei riuscito a far vincere il derby dello stretto alla TUA squadra contro gli "acerrimi nemici" messinesi. In campo nessuno ha mai avuto il minimo dubbio su chi fosse il leader di quella squadra ma fuori? Non molti sanno che tra gli ultras amaranto c’era una signora abbastanza anziana, chiamata da tutti "Nonna Maria", che ha deciso di fare della Reggina la sua passione di vita: vederla ogni domenica in curva a urlare, incitare e sostenere la squadra. A 90 anni. OGNI DOMENICA. Perché come diceva lei, «A Reggina è comu a famigghia!» («la reggina è come una famiglia»); ed è proprio vero, nel bene e nel male. Quando nonna Maria se n’è andata (nel 2013, ndr.) , all’età di 94 anni, l’ex 10 calabrese ha telefonato privatamente ad Alfredo Auspici (giornalista reggino impegnato nel ramo sportivo e storico tifoso) impegnandosi personalmente a donare la lapide in memoria della storica tifosa amaranto, e chiedendo di non divulgare quest’intenzione (che poi è ugualmente venuta a galla): "A Nonna Maria ci penso io" sarebbero state le parole usate.
Hai aperto
una Scuola Calcio a Reggio Calabria, magari con la speranza di far crescere
nell’ambiente sportivo tanti giovani e perché no, magari anche quella di poter
un giorno far uscire da li il Nuovo Ciccio Cozza. Ma non ci sarà mai un
altro Ciccio Cozza!
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