La notte del Maestro. 21



Chissà come saranno da adesso in poi le nostre domeniche?
Eppure ne sono passate da quando Baggio, Maldini, Vieni, Del Piero, Zanetti, Totti e tanti altri non giocano più. Ma per una notte siamo tornati indietro nel tempo: abbiamo vissuto una serata magica, un po' come quando nel 2006 abbiamo alzato la coppa più bella del mondo, e quella notte come questa era ancora nostra. C’erano davvero tutti, e sembrava che le cose non fossero mai cambiate, c'era come la percezione che nessuno fosse mai andato via. Forse abbiamo avuto anche un po' di nostalgia, ma questa partita più che la malinconia di un addio ci ha trasmesso delle emozioni fortissime. Rivedere i più grandi giocatori che hanno segnato la nostra infanzia, adolescenza e vita in generale, quando da piccoli potevamo ammirarli solo sulle foto di qualche figurina, riviverli ancora una volta dopo tanto tempo su quel prato verde è stato magnifico. Ogni azione, ogni tocco di palla era un continuo evocare di ricordi. Sugli spalti era tutto un continuo parlare “ma ti ricordi di quando…”, “e il goal di …”.
Per una sera nonostante ognuno di noi supporti diversi colori, diverse idee, diverse città quella sera eravamo tutti lì a tifare non una squadra, ma tifare e basta. Perché non importava se avesse segnato Pato o Cafù, gli applausi e la grinta non sono mai mancati. Pur avendo viaggiato nel tempo però alcuni vizi non cambiano mai: perché un cecchino come Inzaghi con ben 44 anni sulle spalle doveva segnare più di tutti, anche se l’addio era di Pirlo; Seedorf che sembrava non esser mai uscito da quel campo; Sheva che dopo poco più di un minuto segnava il goal del vantaggio; Vieri che sapeva che inevitabilmente dopo il gol la maglia va tolta e sventolata in corsa.
Come si fa a spiegare a tutti questi grandi della storia del calcio che ormai hanno smesso?
Sono stati tutti straordinari partecipanti per il saluto ad uno dei più grandi registi del calcio italiano, amatissimo dalle tifoserie, strabiliante tiratore di punizioni: Il maestro.
Ventitré anni di gioco, ventotto trofei, due Champions, un mondiale, sei scudetti.
Questo signore e signori è Andrea Pirlo.
E quella sera eravamo tutti lì per un unico motivo, chi da vicino e chi da lontano, chi dagli spalti e chi davanti un teleschermo, non potevamo mancare assolutamente perché glielo dovevamo.
Grazie Maestro per averci regalato quest’ultima notte magica. 

Grazie Maestro per quest’ultima sinfonia.

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